

Cari lettori, oggi vi porto con me in un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della corte della regina Vittoria, la grande sovrana inglese incoronata nel lontano giugno 1837.
A quei tempi, i nobili erano soliti cenare dopo le otto di sera, un’usanza imposta dall’etichetta che non poteva proprio prevedere eccezioni. Così le dame di corte, nel lungo intervallo che separava il pranzo dalla cena, spesso accusavano il languorino e capitava che svenissero o si sentissero deboli.
“Occorre trovare una soluzione”, pensò un giorno la Duchessa di Bedford, Miss Anna Russel che, prontamente, sottopose all’attenzione della corte un’ingegnosa e a dir poco deliziosa trovata: un frugale ma ben preparato tè pomeridiano.
Naturalmente il tè da solo non poteva placare lo stomaco in subbuglio della dama e così, al fianco di teiera, tazze e cucchiaini, apparvero dolcetti, panini succulenti e tramezzini profumati, preparati dalle premurose e sapienti mani dei cuochi reali. In un batter d’occhio l’ora del tè divenne l’appuntamento più desiderato della giornata e nelle cucine reali tutto era in gran subbuglio durante le preparazioni, “Stuzzichini e tè devono essere serviti non prima e non dopo le quattro del pomeriggio, così gradisce Sua Maestà”, ripeteva senza sosta il cuoco, con viso paonazzo e mani sporche di farina.
I tavolini del salone venivano così vestiti a festa, coperti con tovaglie raffinate e addobbati di porcellane, calici per l’acqua e posate lucidate. Mentre la servitù si occupava dell’allestimento, i cuochi in cucina erano intenti a sfornare e impastare, cuocere e decorare, con un preciso obiettivo: proporre degli stuzzichini che fossero squisiti e succulenti, raffinati e dai tratti nobili, sufficientemente sostanziosi ma non troppo rimpinzanti. “Altrimenti chi si azzarderà più a toccare la cena già in pentola che ho cucinato”, pensava il cuoco. E aveva ragione, se non fosse che la pancia dei nobili trovava sempre spazio per le profumate leccornie della cucina reale.
Tramezzini senza crosta venivano spalmati di burro morbido e scioglievole e poi cosparsi di cetriolini tagliati fini, altri venivano serviti con fettine di salmone, “Una primizia di cui Sua Maestà in persona va ghiotta”, pensava il buon cuoco indaffarato a lessare le uova fresche. Con questo ingrediente, abbinato al crescione appena raccolto, metteva a puntino una terza variante dei tanto amati tramezzini senza crosta, lo stuzzichino che più di tutti conquistava i palati.
Al fianco dei tramezzi, disposti ordinatamente e finemente su di un’alzata, venivano sistemate le leccornie dolci e qui c’era da averne l’imbarazzo della scelta. Gli scones ripieni di confettura di fragole primeggiavano sul ripiano più alto dell’alzata, erano così invitanti ed emanavano un aroma talmente inebriante che nessun ospite poteva resistergli. Erano dolci e soffici, ed era consuetudine servirli e dunque assaggiarli appena sfornati, ancora caldi, fumanti e cremosi. “Quelli del gran cuoco di corte sono speciali, i migliori”, commentavano persuasive le dame di corte, e proseguivano poi “si sciolgono in bocca sin dal primo morso, e il matrimonio con confettura e clotted cream è appassionante”. Al fianco degli scones ripieni era infatti solito posare una ciotolina colma di clotted cream, la panna rappresa dalla consistenza densa, simile al burro, che veniva gustata proprio in abbinamento a questi famosissimi pasticcini.
Nei ripiani a scendere venivano poi accoccolati frollini al burro, torte lievitate, dolcetti al limone, brownies al cioccolato e frutta candita, ancora confetture zuccherine da gustare con panini morbidi e ben caldi e dolcetti al limone dal cuore cremoso. “Giusto uno spuntino”, pensavano affamati i servitori che, ripensando alla striminzita porzione di porridge della colazione, maledicevano il fatto di non essere nobili.
Una volta terminate le preparazioni dolci e salate, era poi tempo, per i cuochi, di dedicarsi al vero re della festa, il tè caldo. Si procuravano così le migliori foglie da tè provenienti dalle colonie oltre oceano, scaldavano l’acqua portandola ad ebollizione e, con la teiera ancora fumante, facevano il loro ingresso nel salone già allestito a festa dove, tra chiacchiere, sorrisi ed espressioni ingolosite, venivano accolti dagli ospiti della regina. Solo una volta raggiunto il tavolo da tè, con tutta l’accortezza e la grazia che si conviene a palazzo, immergevano le foglie nella teiera lasciandole in infusione e si ritiravano poi lasciando alla servitù e ai camerieri l’onere di coccolare i presenti con sguardi e attenzioni.
Questa era, cari lettori, l’ora del tè a palazzo, un’usanza talmente apprezzata, che non tardò a raggiungere anche le classi sociali più basse. I sudditi della Regina adattarono infatti questa tradizione alle loro piene e stancanti giornate dando vita all’High tea, l’afternoon tea dei proletari, consumato puntualmente all’ora di cena. Le famiglie dei lavoratori non avevano certo i mezzi per acquistare leccornie e ingredienti pregiati, ma non aveva poi troppa importanza, erano infatti ben lieti di simulare l’afternoon tea reale, banchettando a modo loro attorno al tavolo della cucina. Per l’occasione le donne di casa erano solite portare in tavola piatti di carne e verdure e, solo in un secondo momento, tè inglese e dolcetti fatti in casa, erano certo pietanze umili accompagnate da una presentazione frugale, ma il calore delle famiglie, l’appetito degli uomini, le espressioni ingolosite dei bambini e i profumi intensi che emanavano le pentole, erano ciò che bastava per una cena davvero speciale.
Il team di
UN PIZZICO
Ristorante I Tigli in Theoria
Lunedì 19:00-22:00
Martedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Mercoledì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Giovedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Venerdì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
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