

C’erano una volta i pranzi di Natale, le cene tra amici e i veglioni in dolce compagnia, quando gli ospitanti accoglievano i loro ospiti tutti in ghingheri e, con sinceri sorrisi, baci pieni di gioia e abbracci calorosi, davano il benvenuto a parenti e amici arrivati per festeggiare. Tra brindisi e scambi di doni, ci si accomodava poi a tavola, una meravigliosa tavola imbandita e vestita a festa che tutti ammiravano e applaudivano con sospiri sognanti e carichi di aspettative.
C’era poi sempre l’ospite pignolo che, con non calanche, osservava minuziosamente ogni più esimo particolare, persino l’angolatura del tovagliolo, poco ci mancava che non la misurasse. Ma questo ospite pignolo non aveva certo idea del faticoso e meticoloso lavoro che era toccato ai padroni di casa per far apparire tutto così armonioso e perfetto. Lui non sapeva, per esempio, che l’arte dell’apparecchiatura, non è certo affare per tutti. Occorre pazienza e dedizione, tempo e voglia di rimboccarsi le maniche. Un’arte meravigliosa che, almeno un po’, sarebbe bello che tutti conoscessimo, ancor più in questi giorni di metà dicembre in cui con trepidante premura ci prepariamo al Natale.
A tal proposito, danzando con la mente tra i ricordi dei Natali passati, ho di sorpresa rammentato di un’interessante lezione imparata da Monsieur Galateo in persona. Un omone alto e spallato, dalla pancia tonda e i lunghi baffi, sempre elegante e lucidato a festa. Un uomo che può incutere timore all’apparenza, anche per via del suo imperioso vocione, ma che in fondo, è solo un gran tenerone. Tutto ciò che occorre sapere sulla mise en place di una tavola per le feste, beh l’ho imparato proprio da lui! Lui che m’insegnò l’arte dell’apparecchiatura e dell’accoglienza come strumenti preziosi per ogni donna e uomo di casa. E ora che ci penso, ho giusto qualche istante quindi, se non avete nulla in contrario, racconterò quel che ho imparato anche a voi.
L’arte dell’accoglienza, cari lettori, ha origini antichissime, pensate che se ne parlava già in età Rinascimentale quando, per la prima volta nella storia, s’iniziò a conferire a pranzi e cene una più lusinghiera struttura. Per esempio in Francia, per i banchetti importanti, venivano servite più portate tra piatti freddi e caldi, dolci e salati, suddivise in servizio di credenza iniziale, servizi di cucina e servizio di credenza finale. La tavola era addobbata con lucidissime e vistose alzate, posate e calici, piatti capienti e accessori di decorazione disposti qua e là. Gli ospiti rimanevano seduti accoccolati e al servizio pensavano i valletti, antenati dei camerieri che, oltre a servire cibo e vino, si occupavano anche dell’igiene dei commensali porgendo loro, tra una portata e l’altra, salviette intinte di acqua profumata per risciacquare mani e bocca.
Nel corso dei secoli poi, svariate tradizioni, usanze ed accorgimenti si alternarono, anche a seconda del paese e della zona geografica interessata, un dettaglio però rimase sempre costante, l’eleganza, quel non so che, che proprio non può mancare quando si tratta di pranzi e cene natalizie.
Infatti cari lettori, sebbene gli anni passino e le mode cambino in continuazione, l’eleganza non sarà mai di troppo, parola della Saliera. Ma torniamo a noi, ho ancora tanto da raccontare.
Ripartiamo dunque dal Natale ricordando che, oltre a pensare a quali doni regalare ai nostri cari e con quali piatti succulenti e vini preziosi addolcire le pance degli invitati, ci toccherà anche spendere qualche attimo per la mise en place della tavola. E così, mentalmente, facciamo ordine tra i pensieri appuntandoci che gli elementi assolutamente immancabili sono: un buon mollettone, da stendere sotto la tovaglia per evitare che il tavolo si rovini, poi tovaglia e tovaglioli abbinati tra loro, ancora coperto e segnaposto, che può per esempio essere gestito con un unico piatto prezioso per ciascun ospite, al di sopra del quale si può porre piegato il tovagliolo e ancora sopra un fine segnaposto. Poi si passa alle posate, lucidate e splendenti, da suddividere in base alle portate tra la destra e la sinistra del piatto. In particolare avremo le piccole posate per frutta e dolce al di là del piatto, poi coltelli e cucchiaio alla destra del commensale e forchette in ordine di portata, alla sua sinistra. Un appunto per quanto riguarda i coltelli, Monsieur Galateo m’insegnò un tempo che i coltelli vanno posati direttamente sulla tovaglia, non sul tovagliolo e con la lama rivolta verso il piatto, ripeteva con vocione profondo: “L’attenzione ai particolari è ciò che fa la differenza”.
Abbiamo tovaglia e tovaglioli, piatto da portata, segnaposto e posate, cosa manca? I bicchieri certamente! Come si può brindare al Natale senza? Per i bicchieri il numero giusto è tra i tre e quattro a persona dunque quello per l’acqua, il calice per il vino rosso, quello per il bianco e la coppa per lo spumante, che naturalmente dovranno appartenere allo stesso servizio. Non può poi mancare il piattino del pane che andrà posto in alto a sinistra rispetto al piatto da portata. Accertatevi a tal proposito di tenere in caldo dei panini soffici o delle fette di pane extra così da poterle servire ai vostri ospiti nel momento necessario.
Soffermandoci ancora un attimo sul pane, voglio darvi un consiglio che Monsieur Galateo diede a me qualche tempo fa: puntate sulla varietà preparando dunque una ricca e ricercata composizioni a base di panini al latte, alle noci o ancora alle olive, pane di segale e panini alla zucca, panini speziati e panini al burro. Non c’è nulla di più rassicurante di un grazioso e generoso cesto di pane profumato e ancora tiepido, stupirete i vostri ospiti ancora una volta.
Oltre al piattino del pane, poi, occorrono altri tre ingredienti preziosi per ultimare la mise en place: caraffe dell’acqua, naturale e frizzante, saliera, meglio se dall’aspetto prezioso, e in ultimo il menù. Quest’ultimo non è invero un elemento del tutto indispensabile, ma certamente sarà gradito dagli ospiti e conferirà al tutto un tocco di charme in più.
Per concludere la vostra mise en place, potete sbizzarrirvi con le decorazioni che, mi raccomando, dovranno rispettare il filo logico scelto e risultare in pandan con il resto della tavola e, perché no, persino con l’arredamento e i colori dell’ambiente. Optate per esempio per delle candele inodore, dei sontuosi candelabri, centrotavola con intagli o decorazioni dorate, ancora piccole composizioni floreali a base di vischio, agrifoglio, elleboro, bacche colorate e, naturalmente, la Stella di Natale. Pensate ad un centrotavola, qualcosa di prezioso e importante, bello da ammirare, ma che non distolga l’attenzione dei commensali e, in ultimo, valutate di completare il vostro splendido lavoro, con un sottofondo di musica. Potranno essere i grandi classici canti natalizi, ballate strumentali, melodie swing o classiche, a seconda dei gusti, dell’ambiente e dei vostri ospiti perché, ricordate cari lettori, la magia del Natale nasce proprio nel momento in cui gioia, emozioni, sentimenti e desiderio di familiarità si congiungono, tutti rivolti verso quell’irrinunciabile e indescrivibile armonia che solo il giorno di Natale sa regale.
Il team di
UN PIZZICO
Ristorante I Tigli in Theoria
Lunedì 19:00-22:00
Martedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Mercoledì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Giovedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Venerdì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Sabato 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Domenica CHIUSO
I Tigli in Theoria
Via Bianchi Giovini, 41
22100 Como, (CO)
+39 320 0325849
Per informazioni o richieste, scrivere all’indirizzo info@theoriagallery.it
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