

La notte di Halloween si avvicina, e guardando al passato, alla storia, alle tradizioni dei nostri antenati, scopriamo con sorpresa quanto questa festività considerata un’importazione dai paesi anglosassoni, sia invece anche nostra. E non solo. Affascina ancora di più la certezza che il cibo ne sia un importantissimo tassello. E dunque vi presentiamo, cari lettori, Halloween: tra culto dei morti e ricette tradizionali.
Ci siamo chiesti quale fosse la natura del legame che unisce Halloween, e più in generale il ponte di Ognissanti e dei morti, al cibo.
Se anche voi siete incuriositi da questa storia, date una lettura a quanto segue.
Il culto dei morti e la festa dei defunti, in ricorrenza l’1 e il 2 novembre, sono due feste tradizionali le cui origini risalgono alle tradizioni contadine diffuse in tutto l’occidente cristiano.
Entrambe cadono nel cuore dell’autunno, una stagione considerata dai lavoratori della terra come di passaggio tra due stagioni agrarie scandite dai tempi del grano: da una parte abbiamo infatti la semina del grano, periodo che si concludeva con l’avvento dell’autunno. Dall’altra parte abbiamo il cammino del grano che, essendo stato seminato, inizia il suo percorso di crescita (durante l’autunno e l’inverno) in vista della futura germinazione e metamorfosi in pianta che avverrà infatti in primavera.
Questo particolare passaggio da una stagione all’altra (estate-inverno) veniva celebrato in Irlanda, allora popolata dai Celti, e prendeva il nome di Capodanno Celtico o Samhain.
I Celti, cari lettori, erano un popolo di pastori e in quanto tale i ritmi delle loro vite erano scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva.
In particolare il nuovo anno per loro iniziava il 1° novembre, giorno a cavallo tra la fine della stagione estiva (durante la quale si dedicavano al bestiame) e l’inizio della stagione del freddo e delle tenebre: l’inverno.
Questo passaggio veniva celebrato con intere giornate di festeggiamenti (il Capodanno Celtico) durante le quali i temi principali erano due: da una parte l’allegria e il ringraziamento per la fine del duro ma propizio lavoro con il bestiame e dunque l’inizio della stagione di riposo; dall’altra invece c’era il concetto di morte, intesa come morte della natura che durante l’inverno si rinnovava silenziosa sottoterra.
A tutto questo va poi abbinato un significato spirituale, ossia la paura degli spiriti. Effettivamente i Celti credevano che durante la notte del 31 ottobre gli spiriti lasciassero il mondo dei morti per tornare momentaneamente a vagare sulla terra.
Unendo questi tre elementi, dunque allegria, morte e paura, si scandisce l’identità del Capodanno Celtico durante il quale i Celti si radunavano nei boschi per tre giorni di cerimonie, sacrifici, banchetti e travestimenti. In particolare erano soliti indossare maschere grottesche o pelli di animali con le quali intendevano spaventare gli spiriti erranti sulla terra.
Il legame tra la festa di Halloween e il nostro paese non coincide con le originarie celebrazioni anglosassoni, tuttavia pensare che non abbia nulla a che fare con noi è sbagliato. In effetti anche noi abbiamo diverse tradizioni passate, tutte di origine contadina, legate al culto dei morti e dei santi e ciascuna di queste tradizioni, che variano di regione in regione, racconta di una grande affinità con il cibo.
Durante i festeggiamenti dell’1 e del 2 novembre, era infatti usanza diffusa in tutt’Italia cucinare e condividere particolari ricette sia con amici e parenti, sia con i defunti le cui anime tornavano a visitare i luoghi conosciuti in vita. Per queste anime venivano infatti lasciate apparecchiate le tavole durante la notte e il cibo presentato doveva servire come soluzione che accorciasse le loro pene in vista della salvezza eterna.
La scelta di cosa cucinare e dunque di cosa mangiare, avveniva perciò in funzione del tipo di relazione che i vivi intendevano stabilire con i defunti e così, mangiare particolari alimenti permetteva di mantenere un legame benevolo con i morti.
Siamo indecisi anche noi, cari lettori, se interpretarla come una cosa affettuosa, o piuttosto tetra e inquietante. Tuttavia questa è la storia e, proprio come si vuole ad Halloween, fa venire, almeno un po’, i brividi.
Ma passiamo ora a note più melodiche arrivando a scoprire queste decantate ricette, tipiche di Halloween e del ponte di Ognissanti.
Cominciamo dalla Puglia dove, in onore dei defunti, era ed è tutt’oggi usanza preparare il Grano dei morti, un piatto ricco a base di grano bollito, vincotto, melagrana e noci. Sempre in Puglia ci sono i Sassonelli, golosi dolcetti a base di pasta di mandorle.
Seguendo il fil rouge mandorlato approdiamo in Sicilia dove troviamo la Frutta martorana che, proprio come suggerisce il nome, viene modellata secondo le forme dei frutti tipici di stagione e il suo impasto è a base di mandorle.
Era poi diffusa poi in tutt’Italia l’usanza di mangiare fave in questi giorni di festa. Le fave erano considerate un legume tradizionalmente autunnale che fungeva da pasto principale (servito freddo) per i più poveri, da contorno o accompagnamento (servito caldo) per i ricchi. Legato alle fave vi era poi un rituale particolare: si prendeva un pugno di fave e ce lo si gettava alle spalle recitando “Con queste, redimo me e i miei”.
Per chi poi aveva la fortuna di vivere in luoghi ricchi di castagne, c’era un altro piatto tradizionale per questi giorni di festa: il Castagnaccio. Si tratta di un dolce di origini toscane a base di farina di castagne, uvetta, pinoli e noci, una pietanza sostanziosa e golosa che era in assoluto la merenda preferita dai bambini.
Arriviamo ora in Lombardia dove la ricetta tradizionale per eccellenza era ed è tutt’oggi il Pan dei morti. Si tratta di un biscotto per consistenza molto simile al Cantuccio, duretto e croccante ma incredibilmente buono, gustoso e nutriente.
Quella del Pan dei morti è una ricetta povera e molto sobria, tipica della cucina contadina brianzola che, in quanto tale, doveva necessariamente basarsi su ingredienti casalinghi facili da reperire. In questo caso biscotti secchi avanzati e frutta secca.
Oggi ne esistono differenti varianti che abbinano ingredienti come il cacao e il vino, noi però ci atteniamo alla tradizione e proprio per questo vi proponiamo la nostra ricetta del Pan dei Morti così come ci raccomanda il folclore.
Mani in pasta cari lettori, è tempo di vestire i panni da Chef e sfornare dolci.
Buon Halloween a tutti dalla redazione Un Pizzico.
Ristorante I Tigli in Theoria
Lunedì 19:00-22:00
Martedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Mercoledì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Giovedì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Venerdì 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Sabato 12:00-14:00 / 19:00-22:00
Domenica CHIUSO
I Tigli in Theoria
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